lunedì 28 luglio 2008

Il VII congresso di Rifondazione Comunista ha segnato un punto di svolta rispetto agli ultimi anni. Nessuna mozione ha raggiunto la maggioranza assoluta e, dunque, un po' per convinzione, un po' per necessità, si è passati dal presidenzialismo maggioritario al sistema parlamentare: Il documento approvato ha tenuto a sottolineare Paolo Ferrero, neo eletto segretario del partito - sarà la bussola di una segreteria che proverà a praticare la gestione unitaria sia dal punto di vista della composizione degli organismi che della decisionalità politica affidata in maniera regolare al comitato politico nazionale. Una svolta in basso a sinistra, per ricominciare: "il rilancio del PRC parte dalla ripresa dell’iniziativa sociale e politica" (...) dalla "promozione di lotte, costruzione di vertenze, ricostruzione dei legami sociali a partire da forme di mutualità," (...) dal rafforzamento della "nostra alterità e intransigente opposizione rispetto alle degenerazioni della politica". Il giudizio politico sul PD è netto: "Il congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il PD (del resto su questo punto è convenuto con molta determinazione lo stesso Bertinotti ...): la linea neocentrista che caratterizza oggi il Partito Democratico è del tutto inefficace e sarebbe quindi completamente sbagliata la proposta di ricostruzione del centro sinistra; ci ridurrebbe in una collocazione subalterna all’interno di un contesto bipolare. Anche a livello locale, rispettando l'autonomia dei territori, è dunque necessario valutare caso per caso, verificando "se gli accordi di governo siano coerenti con gli obiettivi generali che il partito si pone in questa fase". Ecco l'ordine del giorno finale approvato (342 voti su 646) dal congresso e l'ordine del giorno respinto (304 voti) presentato da Gennaro Migliore