
Ma non è solo sul decreto Gelmini che cresce la "voglia di opposizione". E' la crisi generale che spinge alla radicalizzazione dell'offensiva padronale contro le masse popolari, così come sul piano internazionale accelera la tendenza alla guerra. In questa fase acquistano consenso le posizioni più autoritarie della destra ed il solito Cossiga non smentisce le sue smanie golpiste (vedi su questo le dichiarazioni del "presidente emerito" e l'intervista ad Alfio Nicotra) ma cresce anche la voglia di opposizione, come il movimento e tutte le piazze di ottobre dimostrano. Adesso più che mai c'è bisogno di un partito comunista "consistente" capace di unire le forze anticapitaliste e dialogare con il movimento, senza pretese egemoniche, ma con un profilo autonomo e propositivo, capace di mantenere, pur facendo i conti con il '900, l'orizzonte della trasformazione in senso comunista della società. Per questo bisogna contrastare fortemente ogni ipotesi di scissione del PRC e quelle posizioni che rischiano, in una fase nella quale è decisiva la presenza di una forza comunista e rivoluzionaria, di far deragliare sui binari morti di un riformismo oggi evidentemente impossibile tante compagne e tanti compagni. E' necessario in questa fase sostenenre le lotte e lavorare intensamente nel movimento, allontanando il politicismo delle contrapposizioni interne, per non distruggere uno degli strumenti utili per la lotta di classe e per il contrasto alla tendenza autoritaria e alla guerra, che è appunto il partito comunista. Oggi è fragile e va trattato con cura, perché se non ci fosse o non dovesse più esserci, ci toccherebbe reinventarlo. E in fretta.