martedì 15 giugno 2010

IL RICATTO FIAT

Il ricatto che Marchionne e la Fiat stanno esercitando per Pomigliano con l'aut aut "prendere o lasciare", vuole imporre, a partire dal bisogno di lavoro di un intero territorio, il ridisegno delle relazioni sociali nel nostro paese. Non solo si peggiorano in modo inaccettibile le condizioni di lavoro, ma si deroga a leggi e contratti vigenti, si vuole la rinuncia all'agibilità sindacale e la messa in mora del diritto di sciopero. Approfittando della paura generata dalla crisi, si vuole imporre una sorta di schiavitù senza catene. (MA QUESTI SIGNORI SANNO COSA SIGNIFICA LAVORARE IN CATENA DI MONTAGGIO?)

Nel Piano si impongono:
- l'aumento dei turni di lavoro, la riduzione della durata delle pause per chi lavora sulla catena di montaggio;
- lo slittamento della pausa pranzo a fine turno la quale potrebbe essere trasformata, quando l'azienda dovesse ritenerlo opportuno, in lavoro straordinario;
- l'aumento enorme delle ore di straordinario senza preventivo accordo sindacale;
- il recupero per perdite di produzione non solo a fronte di cause di forza maggiore, ma per ogni causa - compresi ritardi o scioperi degli autotrasportatori - e senza alcun accordo con le Rsu;
- l'eliminazione dell'obbligo del pagamento delle quote di malattia a carico dell'azienda ogni qualvolta il tasso di assenteismo venisse giudicato superiore alla media;
- l'abolizione di voci contributive come l'indennità di disagio linea.
A questo vengono aggiunte la clausole di esigibilità e le clausole integrative del contratto individuale di lavoro, attraverso le quali è di fatto introdotta una gravissima riduzione dell'agibilità sindacale che passerebbe attraverso inaccettabili azioni sanzionatorie nei confronti delle Rsu in caso di proclamazione di uno sciopero, di una iniziativa o di una semplice assemblea.
Il tentativo sempre più esplicito è quello di usare la crisi come clava contro i diritti e le tutele concquistate, attraverso anni di lotte, dalle lavoratrici e dai lavoratori. Si agisce il ricatto del lavoro per livellare sempre più in basso le condizioni materiali di vita di chi questa crisi l'ha già pagata nei processi di ristrutturaziona neoliberista.

Se la Fiat avesse a cuore lo stabilimento di Pomigliano D'Arco non lo avrebbe declassato di fatto a produrre un auto di segmento A (LA PANDA),
la strada è quella del ricatto e dello sfruttamento dei lavoratori, che terrorizzati dalla possibile chiusura dello stabilimento e con la preoccupazione di vedere il proprio futuro e quello delle loro famiglie andare in frantumi, si vedrebbero costretti ad accettare il ricatto Fiat.

Invitito i Cittadini della provincia di Caserta che lavorano nel Gruppo Fiat e gli operai a respingere il ricatto sostenuto dal governo e dai sindacati subalterni agli interessi padronali sostenendo il rifiuto della FIOM a firmare quest'accordo.

Il segretario provinciale del prc casertano
Pasquale Massimiliano Panico