Con il via libera della Corte Costituzionale a due dei tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua una prima vittoria è già stata conseguita.
Abbiamo sempre detto che “si scrive acqua e si legge democrazia”, ovvero che, su un bene essenziale che a tutti appartiene, devono essere le donne e gli uomini di questo Paese a poter decidere: ora tutto questo diventa possibile e nella prossima primavera il popolo italiano potrà pronunciarsi. Lo hanno già fatto gli oltre 1,4 milioni di donne e uomini che hanno sottoscritto i quesiti referendari, lo potrà ora fare l’intero popolo italiano.
Con il via libera della Corte Costituzionale a due dei tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua una prima vittoria è già stata conseguita. La battaglia dell’acqua è un percorso che viene da lontano e che ha sedimentato in anni di lavoro una nuova narrazione sui beni comuni, un percorso fatto di proteste e di proposte.
Alle lobbies di Federutility e di Anfida ( i poteri forti della privatizzazione dell’acqua), a cui piace denigrare il nostro operato, diciamo che una nostra proposta di legge, con oltre 400.000 firme giace da oltre tre anni nei cassetti delle commissioni parlamentari, senza che alcuna delle attuali forze politiche parlamentari si sia posta il problema di leggerla o di discuterla. Ma non potranno nascondersi oltre: da subito, non solo chiediamo, ma esigiamo che sia approvato un decreto di moratoria sugli effetti dell’attuale “Legge Ronchi”: troviamo infatti inaccettabile, nel merito e nel metodo, che su una normativa che tra qualche mese potrebbe essere abrogata, si continui a procedere, accelerando le privatizzazioni in tutti i territori. Chiediamo inoltre, e faremo tutti i passi istituzionali necessari, che si opti da subito per l’accorpamento della data del voto referendario con quella delle prossime elezioni amministrative: una richiesta di buon senso in un paese normale, un obiettivo di lotta in questo paese dalla democrazia smarrita. Per questo riteniamo che il filo comune che lega le mobilitazioni per l’acqua a tutte le lotte territoriali per i beni comuni, alle mobilitazioni studentesche e del mondo della ricerca e della formazione, alle lotte dei precari e dei lavoratori metalmeccanici debba divenire trama di un nuovo tessuto sociale che sulla riappropriazione collettiva dei diritti sociali e dei beni comuni e sulla loro gestione partecipativa indichi un nuovo modello di società. Fuori dalla loro crisi, dentro le nostre speranze di futuro.
Pasquale Massimiliano Panico segretario
Rifondazione comunista-federazione della sinistra